I SEGUAGI DELLA DEA SERPENTE
Tutto ebbe inzio con la comparsa di quegli strani figuri, la maggior parte di loro appartenenti alla razza dei beduini del deserto; i Tremecciani senza fissa dimora. I loro pittoreschi indumenti andavano dai colori della sabbia a quelli dell'oro ed erano sempre accompagnati da un bastone intagliato che raffigurava la testa di un serpente.
Essi si facevano chiamare i "seguaci della Dea Serpente" e parlavano alle genti. Professavano il credo della razza ophidiana ed esortavano alla pacifica collaborazione tra le due razze. "Tra gli Ophidiani e l'uomo ci sono state solo incomprensioni" proclamavano, "essi sono una razza saggia e potente e sanno che la collaborazione tra le due razze potrà portare alla nascita di una nuova grande civiltà in grado di offuscare in grandezza e prosperità l'antica civiltà, sulle cui rovine, ora sorge l'oasi di Tremec. I miracoli architettonici come la grande Piramide di Tremec saranno di nuovo alla nostra portata. Noi seguaci della Dea Serpente siamo solo il tramite, l'annello di congiunzione fra uomini e Ophidiani".
Apparvero prima a Loknar, dove grazie alla nota apertura mentale della sua popolazione, ebbero modo di professare allungo e indisturbati. Grazie alla promessa della protezione dai Terathan, il peggiore flagello di quelle terre nonchè nemici naturali degli Ophidian, ottennero persino dei nuovi seguaci fra la gente più umile.
Poi fu la volta del Villaggio Qwaylar, dove sebbene furono inizialmente accolti con la consueta diffidenza degli aborigeni, conquistarono poco a poco la loro fiducia grazie al loro nemico comune, "il popolo del coccodrillo sacro", che schiavizzava senza pietà la loro popolazione.
Apparvero infine anche all'Oasi di Tremec, dove esortavano accoratamente i Tremecciani di ravvedersi e chiedere il perdono alla Dea Serpente per la loro passata condotta. Se tutti si fossero convertiti, la sventura per l'Oasi sarebbe stata evitata. Ma i Tremecciani conoscevano bene quei Cultisti eretici. La loro "Dea" non era altri che la defunta "Seth'Sariss", ricordata ancora oggi come la regina Ophidian più potente mai conosciuta e che riuscì a conquistare e schiavizzare l'intera Oasi per lungo tempo. La Regina venne uccisa dopo la liberazione dell'Oasi ma a quanto pareva il culto dei folli umani che la adoravano come una dea non era scomparso con lei. Il Sultano non aveva dimenticato e ciò che ottennero i cultisti da lui furono solo le lame affilate delle scimitarre.
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Mentre i movimenti dei Cultisti, che andavano dalle prediche e sermoni agli assalti alle carovane tremecciane, si propagavano a macchia d'olio per tutte le Terre selvagge, nel piccolo villaggio Qwaylar fece la sua apparizione Mombata. Il misterioso Druido della Giungla. Parlò ai giovani più valenti della tribù e svelò le reali intensioni di quegli stranieri. Le loro belle parole contenevano veleno come il dente di un serpente e le loro promesse erano false.
Il loro vero scopo, in collaborazione con gli Ophidiani stessi, era quello di creare con la magia un nuova razza di Ophidian sfruttando il sangue dei Serpenti dorati, una fiera razza di serpenti giganti che vive solo nella giungla Qwaylar. Questi ibridi sarebbero stati infinitamente più potenti, e ciò che è peggio, resistenti ai climi più freddi e umidi di quelli desertici. Se anche una sola generazione di quegli ibridi fosse nata e la riproduzione naturale fosse iniziata, gli Ophidian non solo avrebbero abbatuto tremec ma si sarebbero espansi in tutte le terre selvagge. Sarebbe stata la rovina per tutti. L'insediarsi nei vari centri abitati serviva solo per avere il tempo di costruire dei nidi che avrebbero conservato le uova, direttamente nelle vicinanze dei luoghi da attaccare, così che le larve si fossero abituate fin da subito ai diversi climi.
Mombata aveva appreso tutto questo proprio perchè era riuscito ad individuare subito il nido del villaggio Qwaylar e l'aveva prontamente distrutto. Mombata mostrò infatti una di quelle grosse uova. "Dobbiamo partire subito in viaggio" disse. Era dovere dei Qwaylar, protettori di quelle terre, avvertire le altre popolazioni e aiutarle a eliminare la minaccia Cultista. La prima tappa fu la stessa giungla. Mombata infatti sospettava che i Cultisti avessero fatto visita anche alla loro tribù rivale. Anche costoro chiamavano se stessi Qwaylar, ma il loro capo tribù era Kokaroti, un vecchio testardo e cinico, che Mombata già ben conosceva.
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Traversare l'intera giungla è un compito arduo e pericoloso anche per un abitante della stessa giungla, e il viaggio non fu certo privo di imprevisti. Le urla di guerra, le lance e le frecce dei Qwaylar volarono attraverso le foglie del sottobosco per diversi minuti. Quando Kokaroti venne infine avvistato, questi era a caccia insieme ad alcuni della sua tribù. Avvistando i Qwaylar loro rivali temettero di essere vittime di un agguato ed attaccarono subito. Con molta fatica ed alcuni caduti, si riuscì a fermare lo scontro e a parlare.
Benchè Kokaroti fingesse di ignorare gli eventi che i Qwaylar gli raccontarono, Mombata ebbe la conferma che aveva probabilmente aveva già incontrato i cultisti e che forse aveva creduto anche alle loro promesse. Lo esortò a seguire i suoi doveri di Qwaylar, combattere per proteggere la giungla trovando i nidi ed eliminandoli. Ma come previsto non volle dare ascolto alle sue parole. "Questi stranieri non mi hanno arrecato nessun danno" disse "Quindi non sono cose che mi riguardano". Mombata e i suoi non poterono che congedarsi, ricordandogli la profezia che gli fece tempo prima, quando una parte della sua tribù decise di seguirlo per creare l'attuale villaggio Qwaylar.
Con il cuore tormentato dai presentimenti di ciò che la mancanza di Kokaroti avrebbe potuto comportare per tutta la giungla, continuarono il loro viaggio senza perdere altro tempo alla volta di Loknar.
(continua...)
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